Il peso della vergogna: un imperdibile romanzo psicologico che rivela le pieghe più oscure dell'animo umano. (Italian Edition) by Serena McLeen

autore:Serena McLeen [McLeen, Serena]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2019-04-10T22:00:00+00:00

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Il giorno dopo mi recai a scuola e mi guardai bene dal parlare con Luigi. Ero offesa e volevo sapere. Lui mi osservava come un cane bastonato. Era evidente il conflitto interiore che lo stava divorando. Glielo leggevo negli occhi.

Nel pomeriggio, al termine della giornata, mentre camminavo spedita verso il cancello della scuola, intravidi un ragazzo girato di spalle che fumava una sigaretta. Indossava un paio di pantaloni scuri e una camicia nera. Quando lo riconobbi, istintivamente tentai di trovare un’altra via d’uscita. Pensai persino di saltare la recinzione della scuola. Ansiosa, cercavo con gli occhi Emma o la mamma, ma purtroppo non le avvistai. Le gambe mi tremavano e, d’istinto, alzai lo sguardo verso il tetto dove stava ancora lavorando Luigi. Era voltato di spalle. Ringraziai levando gli occhi in alto, verso le nuvole, che i bambini se ne fossero già andati a casa.

Davide De Stefani gettò il mozzicone di sigaretta per terra e si girò dritto verso di me. Io mi stampai un finto sorriso sulle labbra e quando mi trovai davanti a lui lo salutai. «Cosa ci fai qui?» gli chiesi stupita.

Davide mi squadrò dalla testa ai piedi. Il suo sguardo indagatore mi faceva sentire nuda.

«Buonasera anche a te, Angela» mi disse mostrandomi il braccio. «Ho domandato a tuo padre il permesso di venire a prenderti…» mi rivelò, lasciando la frase a mezz’aria.

Io non desideravo certo appoggiarmi a lui, ma Davide non si muoveva dalla posizione che aveva assunto. Era evidente che non accettava nessun tipo di rifiuto. Rassegnata, mi sostenni al braccio e mi feci accompagnare. Guardai il tetto e vidi che Luigi mi stava osservando. Aveva l’aria triste e le braccia a penzoloni lungo i fianchi. Mi passarono mille pensieri per la testa. Mi chiedevo se, scorgendomi con Davide, avrebbe cambiato idea su di me, sui nostri sentimenti. Mi arrovellavo la mente, cercando una soluzione su come spiegargli la situazione in cui mi trovavo. Avrei tanto voluto che venisse in mio soccorso.

«Cosa guardi di bello, lassù?» mi domandò Davide.

«Io? Niente, stavo solo riflettendo».

«Vedo che ti sei fatta ancora più bella dell’ultima volta che ti ho vista».

«Oh, grazie» dissi abbassando le spalle.

Le persone che incrociavo per strada mi contemplavano con espressione aspra e incattivita. Molte di loro mi salutarono con un leggero cenno della testa. Io, a disagio, ricambiavo con un sorriso tirato. Mi vergognavo di essere a braccetto di un individuo pieno di sé e così sicuro della propria superiorità.

Passando davanti al bar del paese avrei voluto sprofondare sottoterra. Tutti gli uomini che stavano parlando ammutolirono e mi fissarono finché li oltrepassai. Percepivo tutto il peso dei loro sguardi.

«Be’, è la verità. Sei uno splendore» insistette lui.

«Come mai sei venuto qui?» gli chiesi nel tentativo di cambiare discorso.

«Diciamo che avevo voglia di vederti. L’ultima volta che ci siamo incontrati, alla festa di tuo padre, non ho più avuto modo di parlare con te».

«Hai ragione».

«Mi piacerebbe frequentarti, Angela» mi informò andando dritto al punto.

«Davvero? Io non credo sia il caso. Sì, insomma, sono molto più piccola di te.

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